Incontrarsi

La vita è l'arte dell'incontro

Lo diceva Vinicio De Moraes.

Ma l’impressione è che sia sempre più difficile diventare artisti della vita,e quindi dell’incontro, presi come siamo da un’eterna urgenza, dalla continua rincorsa verso nuovi obiettivi, verso nuovi standard, verso tutte quelle cose che sembrano prometterci la tanto agognata felicità.

Sembra che non ci sia più uno spazio per incontrarsi, per ascoltare qualcuno, nemmeno quelli a cui teniamo davvero.

Sembra non esserci più tempo per fermarci, per fare il vuoto intorno, per dimenticarci un po’ di noi e allontanarci dalla nostra storia e dalle nostre biografie. Passiamo da un’urgenza all’altra ma senza riuscire a fare quel primo passo utile a scrivere capitoli nuovi per la nostra vita.

C’è un vuoto da mettere tra la nostra vecchia storia e quella che desideriamo scrivere. Uno spazio tra le storie, anche quando dall’altra parte hai ancora una pagina bianca che ti terrorizza, che ti blocca. Eppure, senza questo prologo, senza il silenzio che accoglie, è difficile lasciare entrare nuove parole con cui costruire, piano piano, un’altra vita, un nuovo racconto di noi.

Senza quel vuoto è difficile capire che prenderci un po’ cura di noi non significa essere egoisti e che non dovremmo sentirci in colpa se dedichiamo del tempo a volerci bene.

Senza quel silenzio, è difficile perdonarsi.
È difficile chiedersi “ma perché ce l’ho così tanto con me?“
Prova a prendere una distanza dalla tua storia. Una lontananza. Concedi a te stesso il permesso di dimenticarti.

E prova a rimuovere le etichette che ti hanno definito fino a questo momento. Quelle parole che forgiano i tuoi pensieri, i racconti che fai di te e le azioni che ne conseguono. Non sei solo quelle parole. Non sei solo quelle definizioni, quei recinti. Non sei solo una serie di racconti reiterati che hai ormai accettato come uniche verità. Prendi il tuo tempo e rallenta.

Proprio in quei momenti può arrivare una parola, una frase che possa farti capire che in fondo, se ci pensi bene, tutto ciò che hai fatto, forse l’hai fatto solo per essere un po’ più felice, l’hai fatto per stare meglio o per far stare meglio le persone a cui tieni.

Ma quelli che tu chiami fallimenti sono solo dei tentativi di essere più felice. Sono prove tecniche di felicità.

Ecco le prime parole nuove. Non sei un fallito. Sei un esploratore, un ricercatore, una persona che ha sperimentato e appreso qualcosa su di sé nel cammino verso una vita più a propria immagine.

Incontrati.

Ascolta quella parte di te in cui si muovono le farfalle quando t’innamori, quel lato di te che riesce a “sentire” cose che gli altri sensi non possono percepire.

Ascolta quella storia che ha un unico destinatario.
Tu.

L’unico artista di cui la tua vita ha bisogno per realizzarsi a pieno. Incontra l’invisibile.
Torna a credere a ciò che hai smesso di ascoltare e fallo un po’ per volta.

Ma senza sosta.

Perché sulle strade che hanno tracciato gli altri è bello camminare ma su quelle che tracci tu, è più facile incontrare te stesso.

Angelo Ricci

“Ho visto sogni che voi umani potreste realizzare”.

Posted on 21 Novembre 2019 in Blog

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